
Indovinelli rimati.
Passatempo istruttivo per passare del tempo
tenendo la mente impegnata, e divertendosi.
Ottimo per bambini piccoli...
e per ragazzi fino ai cento anni.
Risposte
204. Con la “U” (dopo la “B”) dello stomaco faccio parte, olleduB e sto dentro la pancia; Con la “I” (dopo la “B”) dello stomaco non faccio parte ollediB e sto dentro una scuola.
205. Sono bianchi e neri i miei dentoni, etrofonaiP e posso suonare forte…o piano brani seri: a secondo dei casi, e in tutti i toni, ma bisogna studiare della musica i misteri.
206. Vivo sugli alberi, ma non sono un frutto; aimmicS Sono vostro nonno, ma sono un po’ più brutto. Mi arrampico e salto come fosse niente, e ci spulciamo fra amici accuratamente.
207. Quando vedo una femmina, in estasi vado, enovaP caccio la coda e l’allargo da ogni lato; la mia divisa è fatta di cent’occhi e con questi le femmine impastocchio.
Gli occhi sono le finestre dell’anima… mentre i denti sono le sue grate. Colpa del clima o di qualche enzima, molto tempo prima di morire, le inferriate cascano e l’anima aborrisce a quella vista e scappa…dirigendosi di corsa dal dentista. (V. Gambardella)
208. Plana veloce sull’aria l’uccello di mare, onaibbaG senza bisogno della spinta di un motore. Li vedi a frotte dietro la barca del pescatore che pulisce le reti e butta i residui in mare.
209. L’oste, ha solo tre uova nella dispensa. ,onnoN Entrano a mangiare due padri e due figli, ,erdaP eppure riesce ad accontentare tutta la mensa. .oigiF Chi erano: per dare un uovo a testa a padri e figli?
210. Sai dirmi cosa, si lavano sempre e non si asciugano mai? itneD
211. Chi: più invecchia e più diventa buono? oniV
212. Chi: più si fa vecchio e più diventa forte? otecA
213. Si nasce senza e quasi tutti muoiono senza…Cosa? itneD
214. Ogni quando avviene un’eclissi solare? inna ottoicid ingO
215. Chi, in ospedale indossa la gabbanella? e icideM ireimrefnI
216. Una persona istruita dice: “Io mi sono seduto.” oN Uno che si chiama gatto può dire: “Io (mi ho) seduto?”
217. Chi è quel Santo importante oloaP naS a cui piaceva scrivere tante lettere, e che un giorno fu convertito nonostante non fosse in Euro, ma ancora in lire?
Sai dirmi qual è l'uccello preferito da Bossi? Il cavaliere d'Italia. E da Berlusconi? La civetta.(V. Gambardella)
218. Quel santo che tu mi devi dir chi è, innavoiG naS Gesù nel fiume Giordano battezzò. atsittaB Erode Antipa il capo gli mozzò per soddisfare le voglie di Salomé.
219. Chi è quella santa, che per restare col genitore aniraM atnaS ch’era entrato in convento, si travestì da maschio ed entrò anche lei, passando inosservata dal priore, e correndo molto spesso qualche rischio?
220. Figlio di Giove, fu da questi tramutato etnorehcA in fiume e all’inferno gettato per aver i Titani dissetato. Chi era questo figlio sfortunato?
221. Ogni tanto, in televiosione si sente oòrromE che trasuda sangue la madonna del soccorso… Sapresti dirmi come si chiama quel serpente che fa trasudare sangue il suo morso?
222. Come si chiama quella strega aimàL che gli antichi Greci credevano succhiasse il sangue dei bambini?
223. Cosa indossava ai piedi un famoso gatto di una fiaba? ilavits ilG
224. Chi era quel mitico amante di Ero, ordnaeL che per raggiungerla attraversava a nuoto ogni notte L’Elesponto da Abido a Sesto e che una brutta notte morì compiendo quel gesto?
Cambio di consonante. Mamma, mamma è vero che il fumo fa male! Ho sentito in televisione che due sigari hanno ucciso un uomo. (V. Gambardella)
225. Doveva dire una cosa importante agli astanti, erotnetS ma non aveva né megafoni e né altoparlanti, ma riuscì lo stesso, con la sua voce altisonante a sovrastare il rumore che facevano i duellanti. Sto parlando di quando si davano alle mani i condottieri Greci e quelli Troiani. (come si chiamava costui?)
226. Dovrebbe essere a tutti notorio eteL come si chiama quel fiume del purgatorio che fa dimenticare le colpe commesse e fa ricordare solo quelle alle buone connesse?
227. Non dovrebbero essere sconosciute èonuE le generalità, ma neanche è obbligatorio, sapere il nome di questo fiume del purgatorio che ha memoria solo delle buone azioni compiute.
228. Chi è quel santo ch’era affetto da idropisia oinotnA ’tnaS e che fu confinato a vivere in una celletta appesa ad un albero di noce davanti all’abbazia: perché, per le narici, la sua malattia era un’offesa?
229. Non parlo del riso mangereccio o a fiocchi, ihccoicS ma di quello che abbonda sulla bocca degli?
230. Qual è quell’animale molto, molto brutto opidarB che cammina strisciando, si arrampica sugli alberi, e distrutto, dopo ogni arrampicata arriva in cima. E’ inadatto alla fuga, e nella corsa non arriva primo neanche con la tartaruga?
231. Mi scappa un vento: Permettete che lo fo ora? aniggerrocS chiese l’invitato alla signora. - Sì, ma fatelo lontano e con creanza così non mi appuzzolentite la stanza. Cosa voleva fare questo signore? Due Amici. Sono molto preoccupato! Perché? Ho letto nella bibbia che: "Le colpe dei padri ricadranno sui figli". E allora? L'altro giorno mio padre ha rubato l'incudine del fabbro vicino casa nostra. (V. Gambardella)
232. Sotto i lampioni il mio culetto aloiccuL si accende e diventa un faretto. E’ in questo modo che catturo l’insetto!
233. Esce di dietro e nussun la vede, aniggerrocS ma tutti la sentono passare. Quando l’odore il normale eccede, costringe tutti il naso ad otturare.
234. Non si capisce niente. In questa parola c’è adnoaraB un po’ di mare agitato e un po’ di morte.
235. C’è il povero, c’è il ricco e c’è il Re, ottenibaG ma seduto sopra a me sono uguali tutti e tre. Ti ho spiegato chi erano quei tre, mi sai dire chi son me?
236. Il bambino la fa nel pannolino, accaC il gatto la fa poi la ricopre un pochino. Se il popò non si ostina ma è in vena, la fa anche l’uomo e poi tira la catena.
237. Suona due volte e porta notizie a Tizio e a Caio. onitsoP Spesso diventa, non volendo, un guaio; quando porta le bollette da pagare… Io lo farei… per la rabbia licenziare!
238. Mi sai dire cosa: si mette nella buca, atsoP viaggia in treno o aereo, e poi dal cielo etereo, nella cassetta del destinatario sbuca?
Il saltimbanco è quello che cerca di prendere il posto in prima fila in chiesa o al cinema. (V. Gambardella)
239. Sono fatto di legno pregiato… o pesante oidamrA ed ho le porte che si chiaman ante. Mantengo in ordine i vestiti e per far ciò ho tutti i requisiti.
240. Chi: Con le pinne, fucile ed occhiali erotacseP va perlustrando i fondali oeuqabuS in cerca di qualche pesce: però non sempre questo gli riesce?
241. Sto sulle canne dei pescatori, olleniluM sto nei ruscelli vorticatori; io porto sempre appeso lenza ed amo, e non è mio padre chi macina il grano.
242. Si siede sui chiodi… per mangiare. orihcaF Questo è il suo modo di lavorare: “Esercita atti di mortificazione per portare a casa la colazione.”
243. Son saporito e dal nome sembro due volte cotto. ottocsiB Faccio colazione con i bambini nella mattinata, e sono buono anche se son rotto, o mi mangiate durante la giornata.
244. Sono senza testa, ma ho due culi. emalaS Sono attaccato e rinchiuso in un budello. Dentro di me c’è carne, forse anche di muli, e per mangiarmi dovete tagliarmi col coltello.
245. Sono grande e gialla accuZ ed assomiglio ad una grande palla. C’è chi mi svuota e mi fa gli occhi ed il nasino, e per far paura alla gente, dentro accende un lumino.
Ero su una mulattiera, volevo attraversare e cercavo le zebre, ma non c’erano né muli e né zebre, e son finito sotto un’automobile. (V. Gambardella)
246. Chi sono? Sono il fiore più maltrattato della serra. atirehgraM Ogni persona che ha dei dubbi sul suo innamorato, mi tira un petalo alla volta e lo getta a terra, sperando ch’io gli dica se dall’altro è amato.
247. Chi è che disse alla noce: olraT dammi tempo che ti faccio un buco? Per aiutarti ti dirò che non sono né un bruco, né un trapano, e che non parlo ne in alta o bassa voce.
248. Il lasciato: è ritrovato o perduto? otudreP Io ci ho pensato e non l’ho saputo. Pensaci tu se sei più intelligente e se indovini ti farò sergente.
249. Quando l’acqua è poca arepaP è risaputo che lei non galleggia. Ha volte viene presa per un’oca… o viene presa da chi la lingua non padroneggia.
250. Chi è che mentre il medico studia, otalaM lui senza cure muore? Farebbe bene se ripudiasse il dottore, e ne trovasse un altro che già sa e non studia.
251. Cosa: Se lo cucini, per la tavola è una festa, ecseP sia fritto, lesso o fatto al forno; ma se senza cucinarlo lo lasci intorno, è risaputo che incomincerà a puzzare dalla testa?
252. Chi è che dice: “Tu in Calabria vai, etrom aL ed io in Calabria vengo?" E’ una cosa definitiva, che non auguro mai, neanche al peggior nemico che io tengo.
Decisero di essere tutti felici. Così nacque il Natale. (Andrea Giardina)
253. La voce sua è voce di popolo. oiD Lui c’è sempre, ma non si vede mai, e viene pregato da tutti, non solo da chi al momento sta passando guai.
254. Chi: per la fretta fece i figli ciechi? attaG Questo non vuol dire d’esser lenti, ma che se vuoi strafare danni arrechi; perciò moderate l’andatura e state attenti.
255. Cosa è assai peggio della malattia? enoizassiF E’ un chiodo fisso che s’insinua nel cervello e da mattina a sera pensa sempre a quello: “Neanche il dottore riesce a mandarla via.”
256. Non ha paura dei tuoni, quando è bello; opmeT ma gli viene, quando capitano quelle giornate che si mette al brutto e si porta via l’ombrello. Tempo al tempo. C’è quello d’inverno e quello d’estate.
257. Senza di me stavate ancora al tempo dei papiri, atraC e non sarebbero esistite biblioteche. Gli studenti avrebbero dovuto imparare a memoria l’italiano, la geografia i calcoli e la storia!
258. Sono bianca come la farina eveN e copro d’inverno ogni cittadina. Sotto di me riposano i semi dentro una lettiera che poi sbocceranno nella primavera.
259. Sono rossa come il sangue... dei filetti, aslaS e servo per condire gli spaghetti. Mia madre in vita era un pomodoro, poi si è spremuta ed ha fatto questo capolavoro.
260. Sono di barbabietola o di canna orehccuZ e la vita alle persone cerco di dolcificare. Senza di me la vita sarebbe amara, iniziando dal caffè e finendo alla panna.
Quando Bernacca ci dice che il cielo è depresso: verrà a piovere o andrà dal neurologo? (V. Gambardella)
261. Volevo comprare un salame airemulaS e mi sono trovato in una salmeria. Ho pensato: “Ma qui vendono salme?” e sono filato via. Dove dovevo andare al posto della salmeria?
262. Mi chiamo Margherita e son nativa del napoletano. azziP Un giorno, rivestita di mozzarella e pomodoro presi l’aereo e andai in tournée a Milano: ora sono una star e da tutti definita un capolavoro.
263. Faccio di mestiere il militare, oniplA ma lo faccio in montagna e non al mare. D’inverno, quando tutt’intorno è bianco, infilo gli sci, e scendo dal monte Bianco.
264. Mi basta uno che mi dà la corda oigolorO e dalla testa nessuno me lo scorda ùcuc a di suonare ogni mezzora con il mio uccellino, e darvi da lontano l’orario notte, giorno e mattino.
265. Son fatta di fusti d’alberi, uno all’altro legati assieme, arettaZ e vengo costruita da naufraghi in condizioni estreme. Gente che ha perso ogni speranza di vedere all’orizzonte, una nave, che tra la vita d’eremita e la civiltà gli faccia da ponte.
266. Sono da pranzo e da lavoro, di plastica o di legno, olovaT e per costruirmi ci vuole un buon disegno e impegno. Sono quadrato, rettangolare o tondo ed ho questa forma in quasi tutto il mondo.
267. Faccio prima le uova e poi le covo, aiccoihC fino a far schiudere un pulcino da ogni uovo. Adesso è tutto artificiale e siamo rare, pero, almeno nei ricordi siamo a tutti care.
Il lardo, è il lordo della persona obesa. (V. Gambardella)
268. Pigolo e corro sempre appresso alla mia mamma, onicluP che scava, trova, e m’insegna cosa devo mangiare. Se ho freddo, lei gonfia le piume del diaframma ed io corro, m’intrufolo e mi vado a riscaldare.
269. Progetta e abbellisce la casa ottetihcrA dalle fondamenta alla cimasa: e non fa solo archi e tetti, come il suo nome par che detti.
270. Ho quatto zampe e non sono un animale, aideS ma sto nelle case per farvi riposare. Ho la spalliera diritta oppure ovale ed ho delle antenate che sono molto care.
271. Senza di me non ci sarebbe panorama artseniF e stareste tutti come in delle nicchie ad abitare. Io ho ampie vetrate per farvi togliere la brama, e vi riparo dagli spifferi per non farvi raffreddare.
272. E’ fatta di tante verdure mischiate a legumi artseniM e il suo sapor si sente già dai fumi. Se però a cucinarla è una cuoca maldestra, il proverbio dice: o te la mangi, o ti butti dalla finestra.
273. Sono un uccello notturno e son rapace; innaigabraB mi faccio i fatti miei, ma qualcuno è capace di dire che faccio il barbiere e con inganni, mentre dorme, faccio la barba a Gianni.
274. Sono un uccellino che sta nel tuo giardino oressaP e si nutre di vermiciattoli e avanzi di un panino. Trovi il mio nome, nel futuro del verbo passare a cui qualcuno ha dimenticato la “o” d’accentare.
Guglielmo Marconi metteva sulla patente delle marche esagerate! (V. Gambardella)
275. Pesa più un chilo di paglia o un chilo di piombo? ilaugu onoS
276. Uno non lo è, ma lo diventa invece l’abusare; oiziV e quello, come il fumare, son difficili da levare. Io ci son riuscito a venir fuori da quella droga, che nonostante dicano che faccia male è sempre in voga.
277. Tutti vorrebbero averla, ma pochi ce l’hanno. azzelleB Non si vende e non si compra, è una cosa naturale. La gara dove vengono elette è annuale, e a chi ne ha di più, la fascia di miss danno.
278. Quando uno nota, sugli altri, quell’aspetto azzetturB che rasenta quasi la mostruosità, non vede più un uomo ma un bozzetto e sente un senso di ribrezzo per quello là.
279. Mi chiamo Jerry, e vengo dalla campagna. ongaropoT Mio padre era Pasquale, il Topo che s’innamorò della contessa Ragna. Da loro nacqui io: ma chi sono me lo dite dopo?
280. Mi chiamo Cacio e di cognome: faccio… Cavalcare. ollavacoicaC Mi sarebbe piaciuto vivere nelle scuderie, invece mi tocca stare nelle salumerie a disposizione di chi mi vuol grattare.
281. In qualsiasi paese del mondo mi trovano squisita azziP e vengo da vecchi e giovani ricercata e riverita. Sono rivestita di pomodoro e mozzarella ma posso, in altri mille modi essere fatta ancor più bella.
282. Io sono tutto bianco, sia d’inverno che d’estate, oniblA e sono un errore della natura: ossia delle cellule malate. Tutto di me, finanche i capelli e i peli son bianchicci, con gli occhi, che mal sopportano la luce e sempre rossicci.
L’aquilone sfrutta la forza del vento, ma non può cambiare il vento. (Tratto da:Il Tao per un anno)
283. E’ un sentimento che trova tesori e crea legami. aizicimA Se s’instaura fra un maschio ed una femmina e c’è l’attrazione per questa cara Cizia, e tu come un pesce abbocchi agli ami, sboccia l’amore, e farà di questo sentimento un sol boccone.
284. Sono un ufficiale superiore di Marina: oilgarimmA potete assicurarvene guardando la mostrina. Il mio grado sta fra: nell’atto di un Narciso e un aglio, oppure fra lo stesso Narciso e un asino col raglio.
285. Se mi buttano in acqua con sulla “o” l’accento, arocnA la barca continua a muoversi, anche s’è bonaccia; ma se l’accento lo tengo sulla “a”, con le mie lunghe braccia, mi aggrappo alla sabbia e impedisco qualsiasi movimento.
286. Io sono dell’esercito un graduato, otatnuppA e si vocifera che sono molto abbottonato, però, anche se mi presento sbottonato, sempre allo stesso modo vengo chiamato.
287. Volo attaccato allo spago di un bambino, enoliuqA e mi libro nel vento come un’aquila reale. Però se il vento improvvisamente se ne cale, io cado per terra facendo piangere il piccino.
288. Indovina il colore. Sulla tavolozza del pittore enoicnarA sono come gli altri: un colore. Si è innamorato di me una grande arancia d’oro, e non vuol capire che io non sono uno di loro.
289. Di solito mi si vede dopo un temporale onelabocrA e disegno con tanti colori un ponte eccezionale. Qualcuno però il mio onorato nome ingiuria, dicendo che sono un arco fatto in fretta e furia.
La preoccupazione è un vizio che ostacola la compassione. (Tratto da:Il Tao per un anno)
290. Sono un animale tutte scaglie ollidamrA e non mi fa paura nessun gladio. Sembro preistorico, con indosso queste maglie… Se il mio nome vuoi scovare…guarda in un piccolo armadio.
291. Appartengo ad un gruppo che lavora con passione, otanaigitrA e si barcamena in ogni mestiere: dall’oro al mattone. Mio padre vorrebbe che facessi qualcosa di moderno; dice che queste “arti”, erano “già nati” al tempo del padreterno.
292. Accolgo i bimbi di mesi nei nidi, come gli uccellini, olisA e li tengo finché non diventano dei ragazzini. Ma accolgo pure chi dal proprio paese è espulso, e chi suo malgrado dal suo paese è avulso.
293. Sono di maschi e femmine, una ghiandola pilifera, allecsA e sono nascosta alla vista e sono odorifera. In televisione le donne mi mostrano nuda, perché quando si lavora, sotto di me si suda.
294. Posso essere bancario o postale ongessA e posso essere girato e rigirato. Però potrei essere benissimo la lezione inevasa che l’insegnante ti ha dato da svolgere a casa.
295. Ci sono gente apposta per far questo mestiere, inottobaccattA addirittura hanno inventato macchine di serie. Invece se mia madre mi sente parlare troppo con certe persone così mi chiama… purtroppo.
296. Mi chiamano così, se sono bella sviluppata, airetrA e sono a più corsie e sto in mezzo a una via. Io invece porto il sangue dal cuore alla periferia, e muoio, se incontro traffico o la strada intasata.
Nella maturità l’infanzia può tornare. (Tratto da: Il Tao per un anno)
297. Sono Asce, per gli amici miei cari: erosnecsA in specie di quelli che faticano a salir le scale. Spesso non faccio pagare denari ma se qualche spicciolo mi prendo, la pena vale.
298. Sono un sapore da tutti non ben accetto. oramA Chi mi assaggia non mi trova di suo gusto, e la bocca contorce per il disgusto. Nessuno mi userebbe mai per un dolcetto.
299. Giro con la bicicletta e non con l’autocarro; onitorrA Mi chiamo Tino e di cognome Arro. Vado girando per città e paesi e ridò il taglio ai vecchi arnesi.
300. Il xx secolo è iniziato nel 1900? onuotnecevonelliM
301. Ho i nervi a fior di pelle e son quasi un’Arpia. aprA Se mi stuzzicate male mi viene del suono l’allergia, però, se uno mi sa pizzicare con dolcezza emetto un suono ch’è una squisitezza.
302. Sono Atesino è sono Alto, onisetaotlA ma non per questo gioco a pallavolo. Ogni mio compaesano è un campagnolo e viviamo felici sulle rocce di basalto.
303. Forse sei bambino ed avresti bisogno di un aiutino onan eressE per rispondere a questa domanda che ti pongo: Se rispondi bene, per una laurea ad honorem ti propongo: Mi sapresti dire qual è il colmo per un Altoatesino?
304. Sono Bina ma il mio amore mi chiama Cara: anibaraC quando andiamo d’accordo, altrimenti… spara.
Se siamo veramente felici, nessuno può offrirci nulla.(da:Il Tao per un anno)
305. Sono stata scoperta da A. Tasman nel 1642 ed esplorata avouN da J. Cook nel 1769 e ancor oggi vengo “Nuova”chiamata. adnaleZ Sono formata da più isole dell’Oceania fra lor distanti, e faccio parte del commonwealth britannico: compreso gli abitanti.
306. Sono… il pollice del piede ecullA e con altri quattro fratelli vengo rinchiuso nei budelli che un mastro calzolaio mi diede.
307. A volte faccio solo fumo e inquino, otsorrA ma altre volte quando è tutto apposto, di suino, di vitello oppur d’equino me ne faccio uno e l’accompagno col mosto.
308. Vivo per poco tempo e poi divento vino. otsoM La cantina è la mia dimora. Stappa una bottiglia e senti come odora? Il tempo mi farà diventare aceto o un vino sopraffino.
309. Non sono un’aragosta o un astice, ecitsaM ma con l’aggiunta di una consonante iniziale, riesco ad aggiustare in un istante il canotto ad un bimbo e lo faccio felice.
310. Sono una stoffa pregiata, fatta da bachi, eteS e preparata per vestire belle donne, da chi sa usare gli aghi. Al plurale cambio; non sono più una stoffa per fare giustacuori; sono un desiderio che se non l’accontenti muori.
311. Sono un Asso, e mi sono unito con un orto. otrossA Da quando l’ho conosciuto sono pensieroso, non mi distraggo.Trovate il sinonimo di “pensieroso” e capirete di cosa parlo: ditemi voi se ho ragione o torto.
312. Sono di plastica o di vetro e contengo liquido dissetante ailgittoB sempre pronta ad abbeverare chiunque in ogni istante. Se vi trovate su un’isola deserta senza cellulare, un messaggio potete scrivere e dentro di me mandare.
Un vecchio albero nodoso: troppo fibroso per la sega del taglialegna, troppo contorto per la squadra del falegname, sopravvive all’intera foresta. (da:Il Tao per un anno)
313. E’ un fuoco artificiale che scoppietta ottoB e dal gran rumore ti fa saltare dalla sedia. Attento però che potrebbe finire in tragedia, se non stai attento quando lui scoppietta!
314. Prima faccio un fuoco che divampa il legno tosto, ecarB poi mi calmo e sono pronta a cuocere l’arrosto. Chi non sta attento, dentro di me cade dalla padella: ma si tratta di uno che non sta proprio attento o porta iella.
315. Ne ho due, uno per lato. Se ne avessi uno solo sarei monco aiccarB e non potrei fare tante cose: come tagliare un tronco. Assumo tutt’altro significato al maschile singolare, e posso essere di ferro, di fiume e persino di mare.
316. Sono un animale a cui piace pascolare sui dirupi, arpaC ed ho le corna per difendermi dai lupi. Per farmi riconoscere più in fretta, ti dirò che sono l’animale con la barbetta.
317. Sono un pollo gigante che non vola, ozzurtS e le mie uova non sono per la tavola. Sono un africano a cui mettere la testa sotto terra piace: quando non voglio vedere qualcosa che mi spiace.
318. Sono una miscela di cemento e breccia ozzurtseclaC e non quell’animale che corre come una freccia. Per costruire, insieme al ferro son la base, e servo per fare grandi ponti o modeste case.
319. Sono un campo sperimentale, dove si seminano otnasopmaC uomini, con la speranza di raccogliere santi. Più spesso viene seminato chi è più anziano, e di anni, su questa terra ne ha vissuti tanti.
Quando Minosse si troverà a cospetto di mia suocera, rimpiangerà di non avere la coda più lunga, adatta al caso. (V. Gambardella)
320. Sono un animale Australiano che si esalta, orugnaC e che per correre su due zampe salta. Sulla pancia porto una grande borsa dove metto i miei figli al momento della corsa.
321. Sono simile ad un passero che nei boschi pastura. arenipaC Son grigia con una macchia nera sulla testa e all’anca. Da vecchia, non ho bisogno di farmi la tintura, perché nessuno mi chiamerebbe mai: “Capabianca.”
322. Abito nella bocca assieme ad altri trentuno, oninac etneD e vorrei sapere chi è stato quel cretino che mi ha chiamato con un nome, che anche per un cucciolo di cane è inopportuno. Da te voglio sapere: qual è il nome che mi hanno affibbiato?
323. Colombo, quando scoprì l’America aveva tre “Caramelle” ellevaraC e con quelle, portò su quelle terre vergini lo scompiglio. Attento: è stato commesso un errore! Per farti uscire dalla querelle ti dirò che: “La Pinta, la Nina e la Santa Maria era il nome del naviglio.”
324. Non sono una gallina che cova aloiccoihC le uova per farsi una famiglia, e non sono una scala messa a dura prova: sono una lumaca di mare sprovvista di conchiglia.
325. Mi chiamo Al e sono un’appendice della specie umana. ecullA Lavoro in una scarpata, una specie di miniera puzzolente con una luce dietro, che mi serve a poco. A fine settimana esco allo scoperto e mi faccio una bella doccia. Finalmente!
326. Vivo nel deserto e mi arrangio a mangiare e a bere. ollemmaC Per essere chiamato come me, due gobbe deve avere. C’è uno che mi assomiglia, ma ne ha soltanto una, ma io, ai tipi così non do confidenza alcuna.
Chi dice: “Io non ho bisogno di nessuno,” sappia che anche il Re ebbe bisogno della vicina! (n. n.)
327. Io sono… come il cammello, oirademorD ma mi son tolto una gobba per distinguermi da quello, che tutti noi altri snobba.
328. Sono grande come uno scoiattolo orihG e nelle zone fredde, vado in letargo. Prima, mi rimpinzo del frutto del nocciolo: ciò che avanza, nei miei segreti nascondigli spargo. Dicono di me che sono un grande dormiglione, ma vorrei vedere voi sotto la neve senza un maglione?
329. Vivo nei fiumi dalle acque pulite orotsaC e dove arrivo io faccio una diga. La costruisco in men che non si dica, e tutte le persone, il mio lavoro lascia stupite.
330. Senza di me si butterebbe tutto, aiccuB perciò, per preservarlo, copro qualsiasi frutto. Prima di mangiare, il puritano mi toglie, ma c’è che mangia il frutto così come lo coglie.
331. Posso essere un lieve peccato, aiguB a cui neanche più la chiesa ci fa caso, oppure, posso tenerti la candela con l’innamorato… “Ad uno che ne diceva tante gli cresceva il naso.”
332. E’ un mestiere che hanno inventato per la discoteca. iroufattuB Spesso a farlo sono degli omoni che stazionano alla porta, cacciando fuori chi lo stare quieto non sopporta, e inquieta i clienti e al buon nome del locale danni arreca.
333. Una volta si faceva per necessità, aiccaC ma ora la si fa solo per atrocità. C’è chi arriva fino in Africa, a farla grossa, per portarsi a casa una tigre in…pelle e ossa.
Nello spazio dove non c'è gravità, i peccati gravi sono più leggeri? (V. Gambardella)
334. Suona a distesa da ogni campanile anapmaC per richiamare i fedeli alla funzione. Ognuna suona in un diverso stile e piace pure a chi ai suoni è ostile.
335. Quando ricevo un torto, lo metto, oicnorB ma lo tolgo appena me lo scordo.
336. Per la maggior parte è giallo e piccolino, oniranaC vive nelle gabbie ed ha un canto melodioso. Però mi dispiace per quel poverino, ch’è tenuto in prigione per un po’ di cibo schifoso!
337. E’ un uccellino dai colori giallo, nero e rosso onilledraC che vive in libertà e canta a più non posso. Tenuto in gabbie piccoline ad abbrutire, non pensa ad altro che tentare di fuggire.
338. Sono un’arma che spara da lontano, enonnaC ma anche una donna con un grande deretano. Se perdo una lettera per strada, sono il canone che si paga per vedere la televisione.
339. Sono un mammifero ruminante ovreC e sulla testa porto un palco di corna ramose. Le uso quando faccio il duellante e quando vado in cerca delle spose.
340. Sono un grande uccello che nidifica su alti tralicci angociC e per tradizione porto alla mamme i nuovi nati. A volte capita che metto le coppie negli impicci, ma altre volte però porto i figli assai desiderati.
341. Sono l’orologio dell’antichità, ardisselC e per saper le ore ognuno sa, che ogni tanto mi dovete rivoltà.
La morte è il contrario del tempo. (da:Il Tao per un anno)
342. Sono di ferro e non di stoffa: ottenicsuC dentro di me girano pallini arefs a e non ovatta o piume per cuscini.
343. Ormai viviamo solo nelle grandi piazze ibmoloC visitate da turisti che portano il granone. Noi ci buttiamo addosso a frotte, a chiazze. Loro si divertono a farci le foto e noi viviam benone.
344. Mi chiamo Dino e sono un Sauro. oruasoniD Non vivo più su questa terra da un’eternità, ma nei film e nei musei mi puoi ancora guardà.
345. Chi mi usa per pesca e chi per fumo, annaC chi invece, con me vuol cacciar via l’amaro, prende lo zucchero, dopo che mi frantumo. “Solo a chi fa l’esagerato glielo faccio pagar caro!”
346. Sono un coleottero rotondeggiante alleniccoC ed ho le elitre piene di lucette. La sera girando fra le l’erbette emettiamo un lampo rosseggiante.
347. Potrei essere un uomo di Calabria, grande, enorbalaC ma non lo sono. Sono un insetto più grande di una vespa, di colorito bruno, che emette un ronzio fastidioso e di rompere… mai la smette.
348. Sopra di me c’è solo il papa ed è lui che tale mi proclama. elanidraC Io invece sono un uccello e mi chiamo come lui si chiama. Il mio piumaggio e il suo vestito sono dello stesso aspetto, e sotto di me non tengo neanche il parrocchetto.
349. Camminando e scalciando, la scarpa si usura oialozlaC e dovrebbe essere buttata nella spazzatura; ma riparate da un signore, la scarpa ancor ti dura. Sai dirmi come si chiama chi delle scarpe ha cura?
Ogni volta che chiedo a mia moglie di mostrarmi i soldi consumati, lei non è in grado di mostrarmeli. (V. Gambardella)
350. Non sono un trapano, ma un fiore, evenacuB e per uscire buco il manto di neve. Potrei aspettare che si scioglie la neve: ma aspettando c’è il rischio che si muore.
351. Sento un’attrazione solo per il ferro: atimalaC forse sono di costituzione anemica. Sento per lui un’attrazione fisica e appena sento che s’avvicina lo afferro.
352. Assomiglio a quella che al ferro s’attacca, àtimalaC ma quando arrivo io, con l’accento sulla “A” arriva una sventura, perché sono bislacca, e a chi gli tocca, non lo faccio di certo delizià.
353. Sono simile al coccodrillo: a lui accidenti, onamiaC differisco solo per il muso e per i denti, e che invece d’essere rettile africano, vivo nel centro - meridione dello stato americano.
354. So fare i cerchi di precisione, ossapmoC meglio di quelli che faceva Giotto. Quando vedo un quadrato lo boicotto, perché lui ama la riga e di me non ha compassione.
355. Se fossi una donna, argellaicniC sarei una donnina allegra; siccome sono un uccello senza gonna, ma ugualmente allegra: sono una?…….
356. Vivo libero nei boschi ed assomiglio ad un maiale. elaihgniC Io sono pacifico, ma se m’infastidite vi mando all’ospedale. Io e lui, come già detto, facciamo vita separata, però se ci mettete in rima, facciamo rima baciata.
Quando i miei seppero ch’ero stato rapito, la prima cosa che fecero fu quella di affittare la mia stanza. (Woody Allen)
357. Non sono più grande di una mosca, alaciC ma quando mi metto con impegno, suono di fila Rigoletto e Tosca e invece d’applausi raccolgo solo sdegno.
358. Chi è quell’animale che vive nell’acqua, onifleD e con dei salti eccezionali dall’acqua fuoriesce, e che pur vivendo nell’acqua non è un pesce?
359. Chi è quell’animale col collo lungo affariG che sulla cima degli alberi riesce a mangiare e che per bere si deve accovacciare?
360. Chi è quell’animale che vive in Australia orugnaC e va in giro con la borsa che pesa, anche se non deve andare a fare la spesa?
361. Chi è quell’uccello che non alleva i figli, olucuC perché fa l’uovo nei nidi degli altri?
362. Chi è quell’animale casalingo ottaG che per paura d’essere scoperto quando fa la cacca, solo solingo sta attento che tutto venga ricoperto?
363. Come si chiama quel signore che in ogni paesino, onitsoP con la bici e la borsa a tracolla ogni mattino: pur non scrivendo mai a nessuno, ha tante lettere da dividere a più d’uno?
364. Come si chiama quell’animale oiguges enaC che ha un fiuto eccezionale, e dall’odore che il ricercato ha lasciato, trova le sue tracce e questi viene arrestato?
Ogni ruga sul viso è una tacca che il guerriero fa sulla sua lancia per ogni anno vissuto e ucciso. (V. Gambardella)
365. Viene usato dai soccorritori sulla neve, a volte, ad enaC perché col suo fiuto riesce a trovare le persone sepolte. agnalav E’ fortunato chi da lui viene trovato perché significa che si è salvato.
366. In Italia non vive, è sol di passo. urG Dimmi chi è quell’animale dalla lunga zampa, che è tutto il contrario dello svasso, e che non lavora con i muratori, eppure campa?
367. A quale animale vieni comparato onisA se la lezione non hai studiato?
368. Ho collo e zampe lunghe… e ferrose, e non so volare; urG aiuto i muratori il materiale pesante a sollevare.
369. Chi è quell’animale che ha guerrieri e balie acimroF e una regina che sfrutta il lavoro delle tante operaie? Con la legge in vigore sulle colf e le badanti, andrebbero in galera tutti quanti!
370. Sai dirmi come si chiama quell’animale aguratraT che sembra una macchina da guerra e che per far nascere i figli li sotterra?
371. Chi è quell’uccellino verdastro, che poco cresce, ìrbiloC che a volare anche all’indietro riesce, e si nutre del nettare dei fiori e non di pesce?
372. Chi è quell’animale ostinato onisA che non vuole andare dove gli è ordinato, che si nutre e dorme sulla paglia, e quando s’arrabbia come un pazzo raglia?
Il giorno succede alla luna che fugge. (da:Il Tao per un anno)
373. Chi è quell’animale retto, che pur essendo vivo, otteruF viene da tutti detto che fu, e non è?
374. Come si chiama quell’arma elicuF orfana di padre che si chiamava Cile?
375. Come si chiama quella cosa che pur avendo erotoM una barca viaggia sempre fuori dal bordo? odrobirouf
376. Come si chiama quel pittore atsirutuF a cui non piace pitturare le cose di oggi, ma quelle di domani? Vi aiuto dicendovi che suo padre fu turista.
377. Chi è quel signore che può andare ottoelaG alle feste di gala soltanto alle otto?
378. Sono l’insieme di tutto quello che proviamo; itnemitneS in esso sono racchiusi gioia e dolore. Li esprimiamo quando odiamo o amiamo, con gran rancore o con leggiadro amore.
379. Vediamo se indovini. Non son figlio di topo o di gatto; oiccuttaG quindi è ovvio che non sono un gattino o un ratto. Sono figlio di un pesce, ma non di un luccio, e dormo sulla sabbia e non in un lettuccio.
380. Sono ladra ma non vado in galera ardal azzaG perché riesco sempre a svolazzare. La mia divisa, come i ladri è nera, e sono attratta da ciò che vedo luccicare.
381. Il cittadino di Roma si chiama romano; eseideropE quello di Napoli dicesi napoletano. Quello di Genova si chiama genovese, sai dirmi quello d’Ivrea comune piemontese?
Ho conosciuto gente che ha l'orecchio musicale. Perché non riesco mai a suonare niente con il mio? (V. Gambardella)
382. Nessuna cosa dura… così assai, e per questo mi costerno: onretE Ci ha provato e non c’è riuscito neanche il padreterno. Non so se sarebbe bello oppure un guaio, vivere così assai e restare su questa terra senza morire mai?
383. Non esiste, ma la mente crede di vedere un ectoplasma, amsatnaF di notte, aggirarsi pei castelli antichi svolazzando in vesti bianche. Che paura! Il cuore batte forte e il respiro si trasforma in asma: Perché questa paura, cosa ho visto in vesti bianche?
384. Sono una specie di maiale malesiano assuribaB e vengo chiamato come un americano piccolo che dormendo russa.
385. Dal nome sembro essere un piccolo fuoco artificiale, onilagneB ma in realtà sono una specie di passero africano.
386. A chi mi guarda sol di prima acchitto, anillaG sembro d’essere la moglie del re dell’antico Egitto; anoaraF in realtà non sono che una stupida gallina: forse soltanto un poco più bellina.
387. Da lontano riscaldo, ammaiF e da vicino brucio. Il ferro io prima lo riscaldo e poi lo saldo: ma per far rima diciamo che lo cucio.
388. Sono di vetro ed ho il culo impagliato. ocsaiF Quando alla gente qualcosa non riesce esatto, si appropria della bravura di chi mi ha lavorato col fuoco nelle vetrerie e va dicendo che lui mi ha fatto.
Non si deve rimproverare un gatto perché ha mangiato un topo…e viceversa. (V. Gambardella)
389. Come si chiama quel gas della gente, otalF che non si vede ma si sente girare per l’intestino ed il budello facendo rumorini e un gran bordello?
390. Non sono la cattiva moglie di una foca, aiccacoF e vengo mangiata al mattino a colazione.
391. Come si chiamava quell’omone enosnaS che per i suoi tempi era un capellone; Era una specie di corazziere e perse tutta la forza per mano di un barbiere?
392. Dove aveva la forza questo capellone illepac ieN che sopra abbiamo detto chiamarsi Sansone?
393. Bastò che Sansone confidasse il vero, alilaD ad una donna, di cui s’era innamorato che questa, a Sansone appisolato, con le forbici, gli fece un taglio a zero. Come si chiamava questa donna?
394. Si costruì ali di cera e scappò oracI dal labirinto dov’era prigioniero. Ma volando troppo in alto andò, e la cera il sole gli squagliò, facendolo cadere nel mare Egeo. Come si chiamava questo babbeo?
395. Ti faccio una domanda semplice, d’amica: oiacimroF Sai dirmi come si chiama la casa della formica?
396. Quale animale si nutre ereihcimroF esclusivamente di formiche?
Il foco, quando la foca gli mette le corna, la chiama focaccia? (V. Gambardella)
397. In cucina, guardati d’attorno onroF e dimmi come si chiama la porta coi cristalli, che spento non cucina un corno, mentre acceso cuoce dolci e timballi?
398. Come si chiama quell’apparecchio anihccaM che quando c’è abbastanza luce, acifargotof prima t’inquadra e poi ti riproduce?
399. Come si chiama quel rettangolino ollobocnarF che si attacca alle lettere e che si paga pur essendo franco?
400. Dalla macina esce il grano, oilO ma dal frantoio cosa esce? Per aiutarti ti dirò che non si mesce, ed è un condimento sano per ogni puritano.
Fonti: Selezione dal Reader’s Digest.
Il Tao per un anno di Deng Ming - Dao
Il Piccolo libro della felicità di Andrea Giardina.
Proverbi napoletani e altro di (n. n.)*
Proverbi tratti da “Don Chisciotte e Sancio Panza.”
Qualche idea dall’Enigmistica e l’altra Enigmistica.
Miscellanea, di Vittorio Gambardella.
* Gli autori, per cause diverse “irrintracciabili” sono riportati con: (n. n.) in minuscolo.
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